L’apolide by Alessandra Jatta

L’apolide by Alessandra Jatta

autore:Alessandra Jatta [Jatta, Alessandra]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Voland
pubblicato: 2024-01-29T23:00:00+00:00


XIII

Ad aprile la mattina presto fa ancora freddo a Firenze, anche se è bel tempo. Sono passate quarantott’ore da quando Vasilij se n’è andato e nessuno ha ancora capito, neppure Olga, che da quel giorno sarà tutto diverso in casa Olsufiev. La famiglia è riunita in sala da pranzo per colazione, bisbigliano, composti. C’è anche Aleksandra Andreevna, arrivata con Andrej e Lilì da Sanremo la sera precedente. Sul lungo tavolo, il quotidiano “la Nazione”, aperto alla pagina ormai stropicciata dei necrologi.

Dopo brevissima malattia si è spento serenamente

il Conte Basilio Olsoufieff

Ne danno l’annuncio la moglie Contessa Olga Schouwaloff,

la madre Contessa Alessandra Miklacewsky,

i figli Alessio, Alessandra, Maria, Daria e Olga.

I funerali avranno luogo il giorno 13 corr. a ore 9,30

muovendo dalla casa dell’Estinto

Via Benedetto Varchi 16, per la chiesa russa ove alle ore 10

sarà celebrato il servizio Religioso,

Firenze, 12 Aprile, 1925

I presenti bevono in fretta una tazza di tè, poi Olga li invita ad accomodarsi in salotto; non c’è molto tempo, il corteo funebre partirà a breve. In lei un gran vuoto: né rabbia, né pena.

Solo vuoto.

Fissa la bara scoperchiata dove giace Vasilij, al centro del grande ambiente che non deve essere riscaldato. Trema, ma non a causa del freddo; non riesce a credere si tratti di lui: quello che ha davanti è solo un corpo, suo marito è già altrove.

I primi raggi di sole entrano timidi in salotto, superando in alcuni punti l’ostacolo delle tende chiuse davanti alle due porte vetrate che conducono verso l’ingresso e poi in giardino. Le finestre sono state oscurate su ordine di Olga, non vuole luce diretta in casa in quei giorni, il marito non deve essere esposto a sguardi indiscreti.

Tutto deve restare opaco, indistinto, soffuso.

Come la sua vista.

Ripensa al loro rapporto, a volte conflittuale. Avevano pochi aspetti caratteriali in comune, questo sì, ma entrambi accettavano le reciproche differenze. Ammirava in lui la forza fisica e morale, la fede, che soprattutto negli ultimi tempi lo aveva sorretto nei momenti di sconforto, la fiducia assoluta nel Creatore, nella grazia divina, nella potenza di Dio.

Il giorno prima Lochov aveva approfittato di quelle ultime ore per disegnare il volto dell’amico su un vecchio foglio di pergamena, Mašik, però, in un momento d’ira lo aveva stracciato. Era furiosa col padre, che negli ultimi tempi si era lasciato andare, pensando di aver esaurito il proprio compito sulla terra. Non era così, avevano ancora bisogno di lui, ma di un lui diverso da com’era diventato, un lui volitivo, presente, non del Vasilij che si trascinava senza entusiasmo per la città o per le campagne toscane.

Mašik non era in grado di capire quanto per il padre fosse diventato difficile vivere. Non poteva accettare che non provasse più alcun desiderio di risiedere con loro in Italia, che non gli fosse rimasta alcuna passione per quel paese che in passato aveva amato quasi quanto il suo. Neppure andare a scovare opere d’arte antica nei bugigattoli del lungarno lo interessava più. Al massimo, si impegnava a vendere qualche oggetto alla metà del prezzo pagato, anche se questo lo umiliava.



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